Ultimo aggiornamento il 28/03/10
Autodifesa respiratoria.
Fino a qualche anno fa girando in bici si riusciva quasi sempre a raggiungere la striscia bianca dei semafori, quindi a respirare in condizioni migliori rispetto al doversi arrestare dietro un'auto o una moto, o peggio, in una coda.
Ormai raggiungere la prima fila nei semafori diventa sempre più difficile, quindi per evitare di respirare lo smog nel traffico ho realizzato un apparato semplice e funzionale.
Un ventilatore a batteria preleva aria da un filtro per maschera antigas, spingendola in un tubo flessibile. Il tubo è applicato ad un casco da cantiere completo di visiera, nel quale si viene a creare una pressione superiore a quella dell’ambiente esterno, diminuendo così la possibilità di inalare aria non filtrata.
In questo modo ho potuto finalmente ricominciare a usare la bicicletta anche nel traffico cittadino, in più non inquino, faccio movimento e respiro aria abbastanza pulita, anche se con questa attrezzatura non potrei certo partecipare ad una sfilata di moda.
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PRESENTAZIONE
Da metà marzo 2008 ho ricominciato a usare la bicicletta. Per spiegare con quali espedienti ho creato questo sito.
Sono un cinquantenne che da tanti anni aveva smesso di usare la bicicletta per gli spostamenti in città, ancora prima avevo smesso di utilizzare i mezzi pubblici, a causa del percorso troppo lungo rispetto a quello possibile utilizzando un mezzo privato.
Per vari motivi negli ultimi anni ho avuto impegni che mi hanno costretto a dovermi spostare in città con rapidità e tempi certi, quindi l'uso della motocicletta è stato sostanzialmente obbligato.
Ho fatto qualche tentativo di usare la bici, cercando percorsi lontani dal traffico, ma le mie destinazioni usuali, circa 10 km da casa al lavoro, non me lo consentono per intero, quindi, almeno finora, ho utilizzato la moto, più sotto spiego perché. Utilizzo l'auto solo quando devo trasportare qualcosa di ingombrante.
Motivazioni
Per quanto mi riguarda il motivo principale per cui non usavo la bicicletta non era il timore per eventuali incidenti, che comunque è ancora ben presente, ma la difficoltà a respirare, non normalmente, per esempio in situazioni di sforzo come una salita anche lunga, ma ai semafori.
Fino a qualche anno fa girando in bici si riusciva quasi sempre a raggiungere la striscia bianca dei semafori, quindi a respirare in condizioni migliori rispetto al doversi arrestare dietro un'auto o a una moto.
Ormai questo non succede più. Quelli che si spostano su due ruote a motore sono aumentati a dismisura e quindi i varchi tra le auto sono sempre più intasati, tra l'altro la striscia bianca deve anche essere diventata psicologicamente invisibile.
Bene, girando in moto, anche se rimango dietro riesco, con un pò di allenamento, a trattenere il fiato per il tempo necessario a superare il semaforo, a volte anche più di un minuto. Con la bicicletta non ci riesco, ho necessità di respirare prima.
Tra l'altro si sono moltiplicati i mezzi, sia moto che scooter, con lo scarico rivolto verso l'alto, che spara i fumi diritto sulla faccia di chi sta dietro. Non è necessaria molta scienza per capire che in città sarebbe meglio che gli scarichi fossero rivolti verso il basso.
Quella posizione degli scarichi provoca lo stesso inconveniente anche se si viene superati in velocità lontano dai semafori, perché il getto dello scarico non si diluisce abbastanza prima di arrivare al naso, come invece succede quasi sempre quando viene indirizzato verso terra.
Pubblicazioni scientifiche correlate all' argomento
In rete ho trovato alcuni articoli scientifici relativi a studi effettuati sulla diffusione degli inquinanti nel traffico automobilistico, non esattamente sugli effetti della direzione finale degli scarichi dei veicoli nell' ambito di alcuni metri dal punto di emissione, ma solo quanto di più attinente mi sia stato possibile trovare. QUI il collegamento.
L'aumento della diffusione degli scooter col cambio automatico, specialmente di cilindrata rilevante, ha solo peggiorato il problema. Tutti i mezzi a motore hanno il massimo consumo in fase di accelerazione, solo che gli scooteroni con il cambio continuo devono dare l'impressione a tutti di essere piloti: si vede raramente qualcuno che parte senza aprire completamente la manopola del gas.
Ho provato a girare con una maschera antigas, (le mascherine cosiddette antipolvere non servono a niente), ma la respirazione è faticosa e anche se ci sono valvole di uscita si ottiene l'annebbiamento della visiera, l'umidità che si forma in fase di espirazione è fastidiosa e alla lunga può provocare la formazione di muffe. Inconveniente notevolissimo è anche la macchinosità esistente nell'indossare e togliere la maschera.
Ho trovato la soluzione riadattando il sistema di ventilazione assistita che ho utilizzato per i lavori edili in casa mia. Il concetto è semplice quanto geniale: un ventilatore preleva l'aria da una zona pulita e lo soffia sulla faccia di chi sta facendo il lavoro che produce polvere o sporcizia. Siccome la zona dove c'è il naso viene tenuta a una pressione superiore a quella circostante non ci sono rischi di inalare aria inquinata, e non ci sono grossi problemi per realizzare le “tenute” per la maschera, per esempio per chi, come me, porta la barba. Lascio immaginare la soddisfazione di respirare a pieni polmoni in un ambiente completamente saturo di polverino di mattoni molati, e nel quale a malapena riuscivo a vedere le mie mani che tenevano la smerigliatrice. Faccio una rapida descrizione di quello che ho usato a casa: ho acquistato un cappuccio e un tubo originale del sistema di ventilazione che si trova in commercio, montando un ventilatore che avevo in casa, del tubo estensibile in alluminio, un tubo flessibile da aspirapolvere (quello che ho riciclato in questo caso), una riduzione da scarichi edili, in modo da andare a prendere l'aria pulita (solo piu' pulita, per la precisione), fuori dalla finestra, quindi senza usare cartucce filtro. Avevo solo usato il ricambio dei filtri da cappe avvolto intorno alla presa del ventilatore per prefiltrare il grosso della polvere eventualmente presente all'esterno.
Bene, ho provato a contattare il produttore di questo materiale per sentire se fossero stati interessati a un nuovo uso della loro attrezzatura, ma evidentemente una grande multinazionale non può essere interessata ai consigli e/o alle richieste di potenziali acquirenti, quindi ho contattato un costruttore di caschi: nulla nemmeno da questo punto di vista, quindi ho deciso di fare da solo. Mi sono realizzato un sistema per ottenere una zona di aria pulita davanti al viso, a costi umani, e, soprattutto, realizzabile da chiunque acquistando prodotti reperibili facilmente sul mercato in modo da poter ignorare i vincoli derivanti da eventuali brevetti. Gli oltre mille euro necessari per acquistare il sistema portatile completo cui mi riferivo, e che ho utilizzato solo in parte per i miei lavori, ritengo siano una follia, almeno per questo utilizzo
Risultato:
Il risultato che ho ottenuto potrà venire considerato brutto, ingombrante, scomodo, ma non inutile. Sarebbe bene che fosse inutile, starebbe a significare che il miscuglio di gas che siamo costretti a respirare in città è tornato gradevole e non potenzialmente dannoso.
Appena possibile inserirò delle foto o dei filmati per evidenziare che sia accanto allo scarico di un autocarro che a un paio di metri dallo scarico di uno scooterone respiro tranquillamente aria più pulita di quella all'esterno del casco: RESPIRO!!
In ultima analisi inquino meno, molto meno di quando usavo la moto bruciando almeno un litro di benzina al giorno, faccio movimento, quindi la mia salute ne trae giovamento, e non sono costretto a respirare le porcherie che gli altri immettono nell'aria.
Anche se non potrei certo partecipare a una sfilata di moda non mi sembra un risultato da poco.
Nel seguito presento il necessario per realizzare questo oggetto, i costi, gli attrezzi indispensabili e quelli utili, un paio di modalità di realizzazione e.... alcuni degli inevitabili difetti. Anche qui, appena possibile, inserirò altre immagini per rendere più chiaro il tutto.
N.B. Nel mio caso ho scelto di utilizzare l'autodifesa respiratoria con una bicicletta comune, ma se lo si volesse utilizzare con una bicicletta o un ciclomotore elettrico sarebbe possibile, con gli opportuni accorgimenti, evitare di acquistare sia l'accumulatore dedicato che il carica batterie, usando quelli in dotazione modificando l'alimentazione del ventilatore con un circuito elettronico adatto a non danneggiare niente.
Non mi preoccupo della visibilità perchè sulla bici ho catarifrangenti e fari funzionanti, e li uso. Casomai sto pensando a qualche sistema per rendere meno faticoso far girare la dinamo. Da questo punto di vista penso che quelli che viaggiano in bici di buio senza fari e con vestiti scuri andrebbero multati severamente.
Qualche altra immagine per capire meglio di cosa parlo.
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Gli oggetti che ho comprato per costruire il mio ausilio respiratorio
(caratteristiche e motivazioni di scelta)
Gli attrezzi necessari
In
linea di massima sono presenti nell'attrezzatura di chiunque cerchi di non
chiamare altri per cambiare una lampadina bruciata.
trincetto grande.
Le varie fasi di realizzazione.
Dotarsi di un aiutante.
Dettagli
Filtro
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In
commercio si trovano filtri sia per polveri che per gas di varia
natura e con varie caratteristiche, chi li vende deve garantire che
rispondano alle normative EN14387 e EN143. Tali norme danno
indicazione della perdita di carico massima per definire “esaurito”
il filtro a causa dell'intasamento da polveri, e della portata alla
quale eseguire la misurazione, nonchè dei tempi entro cui va
sostituito per quanto riguarda i gas. Dopo aver consultato le norme
ho deciso di utilizzare un filtro P3 classe A2, cioè in grado
di fermare le particelle più fini possibile e di respirare in
un ambiente inquinato da idrocarburi incombusti. E' possibile che la
scelta non sia la migliore, ma sicuramente dopo che l'avrò
fatta passare da una cartuccia così l'aria sarà di qualità
migliore rispetto all'esterno. La cartuccia va periodicamente sostituita, per quanto riguarda le polveri direi che non ci sono problemi: tutti i filtri che devono fermare solo particelle vengono controllati da pressostati differenziali, in altre parole si cambiano/puliscono quando provocano una perdita di carico superiore a un certo limite.
Filtrando aria non molto umida non ci dovrebbero essere problemi di colonie batteriche. Per quanto riguarda i gas mi riservo di informarmi, non conosco il processo chimico per cui vengono fermati i gas venefici, ma per questo uso direi che è sufficiente sostituire la cartuccia quando si comincia a sentire puzze varie, tenendo conto che questa prova di esaurimento andrebbe fatta respirando in un ambiente a tenuta, cioè dietro una visiera in cui non puo' entrare aria che non sia filtrata.
Raccordi
idraulici di plastica Torna
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L'adattatore
da comprare, probabilmente in due pezzi, è 3/4” femmina per
1 1/4” femmina. A mio parere è meglio in PVC. (E' bene sia
chiaro che le filettature non tornano, sono solo parzialmente
compatibili con i diametri in gioco e consentono di “fermare” il
tutto rapidamente e senza dover aspettare ulteriormente. Potrebbero
andare bene allo scopo anche dei giri di nastro isolante).
Un
altro sistema, con il quale
si ottiene un sistema più compatto, prevede di incollare col
silicone il filtro all'attacco di aspirazione del ventilatore e
aspettare che “secchi”, (senza esagerare con la quantità,
perché altrimenti quando ci sarà da sostituire la
cartuccia si dovrà gettare anche il ventilatore).
Stessa
cosa, ma con un manicotto da 3/4”, per l'attacco tra mandata del
ventilatore e tubo flessibile.
Tubo
flessibile da aspirapolvere Torna
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Serve
per collegare il ventilatore e il filtro all'elmetto, l'ideale
sarebbe un tubo liscio all'interno, molto flessibile, in modo da
avere perdite di carico basse, quindi poter usare un ventilatore che
assorbe meno energia, quindi poter avere un'autonomia maggiore con
lo stesso accumulatore. Ma adesso non sono in grado di ottimizzare
quasi niente, devo arrangiarmi con quello che il supermercato
offre....
Elmetto
da cantiere Torna
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Anche
per il casco la scelta non è stata del tutto banale: l'idea
iniziale era di utilizzare un casco da bici, quelli integrali da
moto sono troppo pesanti e ingombranti, ma ho visto che con la
visiera, e costruiti in modo da poter realizzare delle
canalizzazioni per l'aria in modo semplice non ne esistono. Quindi
ho verificato che fosse possibile applicare una visiera mobile a un
elmetto da cantiere. Ne avevo uno arancione ed ho usato quello. Avendo trovato l'accessorio adatto la scelta è
stata automatica. E' chiaro che l'ideale sarebbe un casco da bici opportunamente realizzato.
Visiera mobile da applicare all'elmetto Torna
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La visiera che
si compra con l'adattatore per gli elmetti è pensata per
proteggere i taglialegna dalle schegge che vengono lanciate dalle
motoseghe, e quindi da qualcosa che proviene frontalmente alla
faccia di chi indossa il casco, per questo non è necessario che
la visiera sia aderente al viso, anzi, ci deve essere spazio
sufficiente a garantire un adeguato ricambio di aria sul viso di una
persona che, presumibilmente, produce diversi W di calore. Nel
nostro caso il grande passaggio di aria può provocare
l'inquinamento del leggero flusso di aria che proviene dall'alto
sopra il viso da parte di qualche scappamento troppo vicino o di
qualche folata di vento (puzzolente) troppo forte, la soluzione è
la realizzazione di una specie di membrana che diminuisca la zona
aperta tra la visiera e il viso, con aperture sufficienti a rendere
possibile l'evacuazione dell'aria espirata, ma non l'ingresso di
aria non proveniente dal ventilatore, e quindi filtrata, se non
pulita.
Un inconveniente di questa membrana è che una
volta che la visiera sia sollevata, rimane a dare fastidio alla
visuale, del resto l'oggetto non è nato per questo uso. Io ho
provato a mettere del nastro adesivo sui lati della visiera, in modo
da diminuire la superficie aperta e lasciare libera la visuale
alzandola, il risultato è funzionale, anche se di aspetto discutibile.
Laccio sottogola per elmetto. Torna
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Il laccetto
sottogola che si trova in commercio è, a dir poco,
indecoroso. E' un nastrino di tela elastica, regolabile e di
resistenza vicina a zero. Quello che ho comprato aveva anche dei
chiodini di plastica di fissaggio che non tornavano con le
dimensioni dei fori sull'elmetto che avevo in casa, nel senso che
non ho comprato i due oggetti nello stesso negozio. Conseguenza di
questo è stata che ho deciso di realizzare il sottogola con
della fettuccia nera e usando aghi e fili da manutenzione dei
vestiti oltre a un pò di olio di gomito. Un'alternativa è
l'acquisto di un casco da alpinismo o speleologia, che hanno un
ottimo sistema di fissaggio alla testa, ma sicuramente non hanno il
profilo della tesa adatto al supporto mobile della visiera, quindi
verrebbero fuori altri problemi, oltre al costo, almeno 10 volte
superiore. Sinceramente mi sono meravigliato che il sottogola “a
norma” fosse così scarsamente robusto: con un colpo anche
piccolo di sicuro il casco salta dalla testa, e poi, nel nostro caso
ma anche per i taglialegna, non è sufficiente per tenerlo
fermo quando si alza la visiera mobile per farla rimanere alzata.
Accumulatore.
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Ho
determinato la capacità in base all'assorbimento del
ventilatore, in modo da avere un'autonomia di almeno un'ora con la
batteria in buone condizioni. Ho scelto un accumulatore al
piombo/gel 12V / 7Ah perché il
peso è senz'altro sostenibile e il costo basso, rispetto agli
accumulatori di altro tipo, ne rende estremamente conveniente l'uso.
Indagine per l'acquisto della batteria. (alimentazione di un ventilatore con assorbimento di circa 6A costanti per un periodo di circa 40 minuti).
Piombo/gel: 12V 18Ah LxPxH 181x76x167 – Peso 6,3 kg costo 45€
Piombo/gel: 12V 12Ah LxPxH 151x99x100 – Peso 4,27 kg costo 30€
Piombo/gel: 12V 7Ah LxPxH xxxxx – Peso 2,27 kg costo 15€
NiCd - pacco di 10 batterie formato torcia: 4Ah 125 g, 6€ cadauna (60€ - 1,25 kg) / 4.5Ah 130 g, 7€ cadauna (70€ - 1,3 kg ) / 5Ah 143 g, 8€ cadauna (80€ - 1,43 kg) (una batteria NiCd fornisce una tensione di 1,2V, per questo ce ne vogliono 10.
NiMh - pacco di 10 batterie formato torcia: 4,5Ah 130 g, 10€ cadauna (100€-1,3 kg). / 7Ah 156 g, 15€ cadauna (150€-1,56 kg) / 9Ah 200 g, 22€ cadauna (220€-2,0 kg). (una batteria NiMh fornisce una tensione di 1,2V, per questo ce ne vogliono 10.
Direi che e' ovvio aver scelto il piombo/gel, ma anche perché ho altri oggetti con batterie dello stesso tipo e posso usare lo stesso carica batterie senza cambiare le impostazioni e senza comprarne uno nuovo. Sicuramente non avrei utilizzato accumulatori al NiCd a causa dell'effetto memoria che ne rende problematico un uso corretto.
Ventilatore.
Torna su
La
scelta del ventilatore non è stata banale, sono partito dalla
valutazione delle perdite di carico che avrebbe dovuto vincere: la
massima possibile per il filtro, rilevata dalle norme in base a cui
è prodotto, e quelle del circuito che dovevo realizzare.
Le
norme indicano come ostruito un filtro che presenti una perdita di
carico massima di 10,6 mbar, ovvero 1060 Pa, non banale, e al di
fuori della curva caratteristica di tutti i piccoli ventilatori
centrifughi a 12 o 24V che ho trovato in rete. La portata
respiratoria normale di una persona è di 8/10 l/min. sotto
sforzo è di 50/150 l/min. Quindi, nel nostro caso si potrebbe
ritenere adatto un ventilatore che fornisca una portata di 70 l/min.
(4,2 m3/h) con una prevalenza di 1500Pa, considerando, a spanne, 400
Pa di perdite di carico sul circuito dal ventilatore alla visiera.
Si potrebbe prevedere la possibilità di regolare la portata,
ma per adesso è prematuro.
Cerca qui e là ho
provato un “secador de pelo”, (phon) da camper, con una ventola
con prestazioni, forse, un pochino migliori dei ventilatori da
computer che avevo disponibili, ma ancora insufficiente. Visto che
doveva essere una cosa facilmente reperibile in commercio mi stavo
per arrendere quando un amico mi ha dato la dritta giusta: un
soffiatore per gonfiare canotti e gommoni.
Ne esistono di vari
tipi, quello che ho utilizzato era il più economico, ma ho
verificato che la sua aerodinamica non è una meraviglia, ho
rilevato che con pochi, banali accorgimenti in fase di progetto si
potrebbe migliorare di molto, cioè ottenere portata e
pressione maggiori con lo stesso assorbimento elettrico e senza
avere problemi di riscaldamento, che sono pure indicati nel libretto
di istruzioni..... Per ovviare ai problemi di riscaldamento dichiarati (non usare continuativamente per oltre 10 minuti), ho fatto una piccola modifica che ha comportato una prevedibile diminuzione della portata.
Un modello un po' più costoso, ma
decisamente migliore (1500 Pa dichiarati nelle caratteristiche) e
con lo stesso assorbimento (6A), può forse fornire un flusso
di aria sufficiente a non rendere necessaria la modifica della
visiera senza provocare diminuzioni dell'autonomia
dell'accumulatore.
Esistono dei ventilatori dotati di
accumulatori incorporati, ma li eviterei, sono fatti per durare
pochi minuti, e non giurerei sulla qualità dei
carica batterie, comunque ognuno è libero di fare quello che
vuole.
Carica batterie. Torna
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Ho
scelto tempo addietro di acquistare un carica batterie costoso, ma
che mi permette di essere utilizzato sia con batterie al gel, come
quelle che uso in questo caso, che all'acido, come quelle della
macchina, e sia a 12 che 24V. In questo caso ho scelto una batteria
che mi permette di effettuare la ricarica solo una volta al giorno
anche se usassi il ventilatore in modo continuativo sia all'andata che al ritorno, quindi non l'ho
considerato come una spesa, visto che ne ero già in
possesso.
Un carica batterie che sia utilizzato solo per le
necessità del ventilatore costa sensibilmente meno, cioè
una cifra dell'ordine di 30, 40€.
Adesso la “storia” della sperimentazione.
Erano almeno due anni che pensavo a questa cosa, ma dovevo finire i lavori in casa mia, e non c'era tempo per i balocchi.......
15/1/2008 - Il primo ventilatore
utilizzato è un phon a 12V da camper, economico, facile da
reperire, facilmente modificabile per escludere la resistenza di
riscaldamento. E' probabile che la
prevalenza sia insufficiente, ma, visto il costo, vale la pena di
provare. Per la tubazione è stata utilizzata una forassite
spiralata Ø32 mm. Nel caso la portata sia sufficiente andrebbe
sostituita con qualcosa di più flessibile e più
facilmente reperibile, per esempio un tubo flessibile da
aspirapolvere. Come prima prova l'inserimento del tubo nel casco
avviene dal basso, sotto la visiera, per non complicare troppo il
percorso e, per ora, la realizzazione. La tenuta tra faccia e
visiera viene realizzata sulla falsariga del cappuccio utilizzato
per i lavori edili con un foglio di plastica telata con il bordo
elastico cucita o incollata al bordo della visiera. Se il Phon
dimostrerà non avere una prevalenza sufficiente proverò con un aspirapolvere da auto di recupero: ha una girante fatta
piuttosto bene, anche se manca la chiocciola che convoglia il flusso
in uscita.
16/1/2008 Come sospettavo il phon è insufficiente: poco male, lo utilizzerò per quello per cui è stato costruito: disumidire i capelli in camper. (P.S. mi è stato fatto notare che disumidire non è italiano, è vero, significa "diminuire l'umidità", e in alcune zone di Firenze si dice così. Ce lo lascio, anche perchè con quei phon non si può certo sperare di asciugarli, i capelli).
17/1/2008 - A questo punto va trovato un ventilatore più efficiente: rivolgo l'attenzione su un aspirapolvere da auto, che ha un buon potere aspirante. La smonto per verificare se posso in qualche modo convogliare l'aria in uscita, ma scopro che non è possibile senza interventi che non sono alla portata delle persone cui mi vorrei rivolgere, quindi punto e a capo.
24/1/2008 – Una dritta di un collega mi porta in un negozio di nautica, dove trovo diversi tipi di gonfiatore per canotti, quasi tutti sono ventilatori centrifughi, con aerodinamica di varia efficienza e caratteristiche diverse. Tanto per provare compro il più economico: 14 Euro. Vedo che ne esistono anche completi di accumulatori, quindi adatti, se con sufficiente riserva di energia, ad essere utilizzati su una bicicletta tradizionale. Lo provo sull'elmetto da cantiere che nel frattempo ho modificato e verifico che ha un flusso accettabile, anche senza modificare la visiera aggiungendoci il bordo di tenuta.
28/1/2008 – Comprato un filtro P3 classe A2 (per polveri fini e esalazioni di idrocarburi; 12€), appena possibile lo monto sul circuito, verificando se si può evitare di dover realizzare adattatori di raccordo tra i vari diametri. Con l'occasione ho comprato due lacci sottogola per l'elmetto da cantiere, vedo che sono assolutamente ridicoli, mi meraviglio del fatto che siano a norma, e decido che dovrò realizzarlo da solo, riciclando i lacci di qualche vecchio casco da moto o da bici.
29/1/2008 Lista delle spese effettuate fino ad oggi:
tubo da aspirapolvere 6€
elmetto da cantiere 5,8€
visiera per elmetto 14,5€
ventilatore 14€
filtro normalizzato P3 A2 (particelle fini e idrocarburi incombusti) 12€
accumulatore al piombo/gel (12V-7Ah) 15€
Spesa totale = 67,3€
18/1/2008 Completamento del casco e del sottogola, faccio la prima prova sul campo, sia con la bici normale che con quella elettrica, ma fallisco subito: ho posizionato l'attacco sul casco troppo in basso, l' ingombro del tubo di adduzione dell'aria batte sulla schiena e impedisce al casco di assumere una posizione corretta: la visiera sta troppo bassa. Decido di non usarlo per oggi, vado comunque al lavoro in bicicletta, e lo modificherò al ritorno.
22/1/2008 Finalmente ho finito, ho spostato l'attacco dietro l'elmetto in modo da poter girare agevolmente la testa.
A questo punto posso descrivere quello che succede utilizzando il mio marchingegno .
25/2/2008 Provo di nuovo: FUNZIONA!. Per fortuna ho dovuto usarlo per pochi minuti, ma il tempo necessario per avviarlo e smettere è irrisorio, il vantaggio notevole. Sembrerà incredibile ma ho dovuto accenderlo sulla passerella dell'Isolotto, dove i soliti furboni attraversavano col motore acceso, pure andando a piedi. Un altro caso è stato sotto il ponte ferroviario di via delle cascine: ci sono i lavori e quindi la strada è inagibile, il percorso pedonale è strettissimo e anche con una bici si deve attendere che non passi nessuno: sono capitato dietro a due scooteristi che hanno preteso di passare di li', ovviamente con il mezzo acceso, quindi ho avviato il mio attrezzo e ho atteso pazientemente i loro comodi, ma senza respirare veleni. Che bellezza poter scegliere il percorso preferito senza doversi curare delle condizioni del traffico. Penso che per me questa sarà la soluzione adatta a usare la bicicletta tutti i giorni. Ovviamente è da mettere a punto; l'allargamento posticcio della visiera è esteticamente orribile e dà anche un pò fastidio alla visuale quando e' aperta; se è molto freddo e si fatica la visiera tende ad appannarsi, cosa che senz'altro migliorerà con il miglioramento delle condizioni fisiche.
11/3/2008 Direi che l' esperimentoè riuscito con piena soddisfazione, (sia chiaro, non estetica!). Durante il percorso per andare al lavoro riesco a non utilizzare il ventilatore per diversi chilometri, avendo l' accortezza di evitare le correnti di traffico principali, in totale lo uso meno di dieci minuti sui 40, 45 che impiego all'andata. Al ritorno ci metto meno, la differenza e' una bella salita, di quelle che ti lasciano senza fiato se sei senza allenamento. Certo, anche con un po' di allenamento il calore da smaltire è parecchio. D' inverno la cosa va anche bene, per l' estate va trovato un rimedio, per il quale sono già al lavoro: ho trovato un "BiKit" di recupero per elettrizzare una vecchia bicicletta, l'ho montato con qualche adattamento e funziona, adesso lo devo mettere a punto, lo scopo è arrivare in cima a via Massaia in condizioni tali da non costringere i colleghi ad allontanarsi.....................
22/3/2008 Negli ultimi giorni è piovuto, quindi, siccome non sono ancora attrezzato per affrontare la pioggia con la bici, ho preferito utilizzare il motorino. Non sono ancora psicologicamente pronto a riprovare a usare il bus: a parte la spesa, mi spaventa l'idea dei tempi di attesa, visto che per andare al lavoro devo per forza fare due cambi. Usando la bici posso scegliere percorsi lontani dalle correnti di traffico, quindi, anche se trovo i soliti "furbi" che passano col motorino dai viali pedonali del Parco delle Cascine, il grosso del percorso lo faccio in situazioni piu' che sopportabili, e quando sono costretto a stare tra le macchine, come già descritto, accendo il mio fornitore di aria respirabile e aspetto di potermi muovere. Altro vantaggio non indifferente rispetto all'uso di mezzi motorizzati è il fatto che si è costretti, visto la limitatezza delle prestazioni muscolari, a rimanere sostanzialmente indifferenti rispetto alle eventuali prepotenze, non serve aprire il gas prima di quello che si è intrufolato davanti passando ben oltre la striscia bianca dell' incrocio: non cambia niente. Una conferma di questa situazione l'ho avuta giovedì' sera (20 marzo 2008), quando ho cambiato il mio normale percorso di ritorno a casa. Normalmente ne uso uno che mi permette di superare abbastanza facilmente le code di auto, quel giorno ne ho rifatto, dopo anni, uno completamente intasato da auto e moto. Il risultato è stato allucinante: la carica di nervoso che avevo all' arrivo a casa era veramente esagerata. Bisognerebbe girare con una telecamera in quelle situazioni, e osservare i comportamenti e gli atteggiamenti dei combattenti che stanno dentro le scatolette di latta o dentro i caschi di moto e scooter. Veramente, sembriamo in trincea. Mi ci metto anche io, perchè in quel momento partecipavo al confronto, come inconsciamente ci partecipano quasi tutti quelli che usano moto o auto. Tutto questo mi convince sempre di più a usare la bicicletta.
Furio Barbetti.